Disperazione delle mamme
“La mamma non ha alcuna ragione di preoccuparsi se il suo piccolo piange tanto o poco, perché non esiste una regola precisa”. Nel corso del primo trimestre, il pianto è l’unico mezzo di comunicazione di cui il bambino dispone. Il piccolo se ne serve spesso per avvertire i genitori che ha fame, che è ora di cambiare il pannolino, che è stanco... A volte si lamenta soltanto per richiamare l’attenzione della mamma, perché vuole sentire la sua presenza, la sua voce, il suo odore. Passati i 3 mesi, il piccolo impara a comunicare con altri mezzi. “Gesticola, comincia a controllare le espressioni del viso e ha sempre meno bisogno di piangere per farsi capire”, dice l’esperta. A questa età, raramente le lacrime indicano fame: spesso sono causate da stanchezza, fastidio, dolore di pancia o alle orecchie, oppure possono essere dovute a un capriccio
DALLA NASCITA A 10 GIORNI
Alla nascita il pianto serve al bambino per introdurre nei polmoni la quantità necessaria
a farli espandere e ad avviare la respirazione normale. Nei successivi 10 giorni il pianto comincia invece a strutturarsi come linguaggio. In questo primo periodo di tempo il neonato dorme molto e mangia meno che nei periodi successivi, perciò può
accadere che pianga poco. Non occorre preoccuparsi se il bambino non richiede il latte con insistenza e a intervalli regolari. Infatti, quando il neonato ha fame, lo fa sempre sapere piangendo. Dunque, se dorme, non va svegliato per il pasto.
DA 10 GIORNI A 6 MESI
Proprio perché il pianto viene utilizzato sempre più come linguaggio, la frequenza del
suo impiego cresce con il trascorrere delle settimane. In particolare, i bambini tendono a piangere ogni settimana più della precedente fino ai 2 mesi. In seguito, quando altri canali di comunicazione iniziano ad affiancarsi timidamente alle lacrime,
come appunto avviene a quest’epoca con i primi balbettii, la frequenza dei pianti tende a decrescere. Un bambino in media piange al giorno 1 ora e ¾ alla 2° settimana, 2 ore e ¼ tra la 2° e la 3° settimana, 2 ore – 2 ore
e ¾ al 2° mese, 1 ora e ¼ - 2 ore al 3° mese. I dati a cui si fa riferimento rappresentano ovviamente dei valori medi e sono da considerarsi del tutto normali variazioni rispetto alle medie indicate.
DOPO I 6 MESI Il pianto è indotto non più soltanto da motivi fisici (fame, dolore, desiderio di contenimento), ma anche da cause psicologiche che derivano dalle nuove esperienze che il bambino compie man mano che conquista l’autonomia. Dai 7 ai 18 mesi il bambino può piangere per paura (degli estranei, dell’abbandono), mentre dai 18 ai 24 mesi il pianto può esprimere crisi di collera (aggressività), ma anche timore di sbagliare. Con il passare dei mesi, il pianto diviene meno importante come “linguaggio”, perché il bambino impara a far capire agli adulti i propri “messaggi” con altri sistemi di comunicazione. Nel secondo semestre di vita, per esempio, sottolinea le proprie esigenze con movimenti del corpo, sporgendosi dal seggiolone verso il cibo quando ha fame, o voltandosi d’altra parte di fronte al cucchiaio quando non ha più fame, mentre dai 2 anni in poi la comunicazione si avvale in modo sempre più significativo della parola.
Denti
Ogni neonato possiede già, quando viene alla luce, nascosti sotto le gengive, i germi di tutti i suoi dentini da latte. Inizia infatti a costruirli fin da quando si trova nel secondo-terzo mese di gravidanza, prendendo dal sangue della sua mamma tutti quegli elementi, come il calcio, il fluoro ed il fosforo, necessari alla formazione dello smalto e delle altre strutture dentarie.
Calendario della dentizione
I primi denti da latte, detti anche "denti decidui" (che significa "destinati a cadere"), compaiono in genere verso i 6-8 mesi di vita quando iniziano a spuntare gli incisivi centrali inferiori, seguiti, nei quattro mesi successivi, dagli incisivi superiori. In genere entro il primo anno di vita sbucano gli incisivi laterali inferiori cosicché, al compimento del primo compleanno, il bambino avrà otto dentini, quattro sopra e quattro sotto.
Nei sei mesi successivi erompono i quattro molari di latte che spesso possono creare qualche fastidio perché, essendo più grossi degli incisivi, si fanno strada con un poco più di difficoltà. Essi sono separati dagli incisivi laterali inferiori da uno spazio che verrà occupato, tra il sedicesimo e il ventiquattresimo mese, dai canini. Infine, entro i due anni e mezzo, compaiono gli ultimi quattro molari. A questo punto la dentizione decidua si è completata: il bambino ha tutti i suoi venti dentini, dieci per ogni arcata.
- ARCATA DENTARIA SUPERIORE
- 1 Incisivo centrale 8°-12° mese
- 2 Incisivo laterale 9°-13° mese
- 3 Canino 17°-23° mese
- 4 Primi molari 14°-18° mese
- 5 Secondi molari 25°-33° mese
- ARCATA DENTARIA INFERIORE
- 6 Incisivo centrale 6°-10° mese
- 7 Incisivo laterale 10°-16° mese
- 8 Canino 16°-22° mese
- 9 Primi molari 13°-19° mese
- 10 Secondi molari 23°-31° mese
vedi video animato (You Tube)
http://www.dentistacomo.it/denti_bambini_e_adulti.html
Occorre tuttavia ricordare che, per quanto riguarda i tempi della dentizione, ogni bambino ha dei propri ritmi personali per cui può capitare di vedere lattanti con una dentizione più precoce, ed altri più tardiva, pur mantenendo di solito la sequenza descritta. E’ possibile perciò osservare un neonato di cinque mesi già con il primo dentino, oppure un bambino di quattordici mesi senza neppure un dente. Quest'ultima situazione preoccupa a volte i genitori.
Per fugare ogni timore occorre sapere che questi ritardi fisiologici dell'eruzione dentale in un bambino sano hanno spesso una base ereditaria e sono quasi sempre da causa sconosciuta, non dipendendo, come molti pensano, da una mancata assunzione di fluoro o di vitamine o di calcio: occorre solo pazientare, a volte anche fino a 16-17 mesi, che il primo dentino faccia finalmente capolino.
Disturbi della dentizione
Esistono vari segnali che annunciano l’eruzione dei primi dentini. Ad esempio è tipica una salivazione abbondante, causata dalle sensazioni fastidiose e dal senso di prurito provocati dallo stiramento delle mucose gengivali. E’ facile poi osservare le gengive gonfie poiché, sotto la spinta del dentino che sta uscendo, esse si infiammano; l’irritazione, che provoca fastidio e talvolta anche dolore, rende spesso il bimbo irritabile, agitato, e il suo appetito può ridursi.
E’ comune inoltre vedere il bambino afferrare tutto ciò che trova sotto mano (un giocattolo oppure anche solo un dito del genitore), mordicchiandolo tenacemente, realizzando in tal modo una sorta di massaggio spontaneo delle gengive irritate.
Per ridurre i disturbi della dentizione esistono speciali giocattoli, in genere a forma di anello, costruiti in gomma morbida, ma leggermente ruvida, che contengono all'interno un liquido refrigerante. Questi oggetti vanno messi in frigorifero qualche ora prima dell'uso, affinché il liquido si raffreddi, in modo da sfruttare l'azione disinfiammante e leggermente anestetica del freddo.
Esistono inoltre delle creme leggermente anestetizzanti, acquistabili in farmacia, che vanno distribuite in quantità modesta sulla gengiva con un leggero massaggio. Non è infrequente, infine, osservare la comparsa di qualche lineetta di febbre o di scariche liquide, spesso piuttosto acide e in grado di irritare la regione del pannolino, nelle 24-48 ore dopo l'eruzione dentaria.
Questi disturbi non dipendono direttamente dalla dentizione, ma dal fatto che in questa fase le difese naturali del bambino si abbassano e il piccolo diventa molto più vulnerabile agli attacchi di germi o di virus. I denti da latte, anche se destinati a cadere, non vanno per questo trascurati, soprattutto perché influenzano la crescita dei denti definitivi. Infatti sono spesso intervallati tra loro da un piccolo spazio, che impedisce ai denti permanenti, più grossi, di crescere accavallati.
La salute della dentizione
La precoce perdita di un dente da latte, per effetto della carie, può condizionare negativamente la dentizione successiva: gli altri dentini tenderanno infatti ad avvicinarsi, riducendo lo spazio destinato al dente permanente. È necessario, a tal fine, abituare il bambino a gusti non troppo dolci, limitando soprattutto il consumo di caramelle e di cibi zuccherati, ed eliminando abitudini dannose quali il succhiotto addolcito con lo zucchero o con il miele, oppure l'uso di biberon contenenti tè o tisane o camomilla zuccherati.
Utile, dai sei mesi di vita in poi, è la somministrazione tutti i giorni di una compressina da 0,25 mg di fluoro, un sale minerale che rende più solido lo smalto dei denti, ripristinandone lo strato più superficiale, quando viene intaccato dagli acidi, e inibendo lo sviluppo della placca batterica. Il dosaggio consigliato va però confermato dal pediatra, che può modificarlo in rapporto alla concentrazione di fluoro nell'acqua potabile del luogo dove vive il bambino
DENTIZIONE DEL LATTANTE: rimedi naturali
Ricambio della dentizione nel bambino
Dopo i primi mesi di vita, il bambino comincia ad avere una salivazione abbondante e manifesta fastidio alle gengive. è irritabile, piange con facilità, si sveglia di notte e tende a mordere qualsiasi cosa. La gengiva è gonfia ed arrossata.
Consigli utili: dare al bambino qualcosa di solido e fresco da portare alle gengive, verificando che sia adatto alla sua età. INTERVENTO CON I SALI TISSUTALI
• COMPLESSO R (oligominerali di Calcium fluoratum, Calcium phosphoricum, Ferrum phosphoricum, Magnesia phosphorica, Silica, disciolti in lattosio).
• NEW ERA N. 2 (Calcium phosphoricum), in caso di feci acide.
CONFEZIONE
Ogni confezione contiene 120 compresse, altamente solubili. Ogni compressa è costituita da una base di lattosio purissimo nel quale sono stati disciolti, in quantità di oligominerali, i Sali Tissutali. Ogni Complesso è costituito da più Sali Tissutali, scelti ed associati per offrire la massima sinergia d'azione.
COME SI ASSUMONO Complessi New Era Junior
• Lattanti: una compressa, prima di ogni poppata, sciolta in un cucchiaino d'acqua.
Complesso R: 1 compressa ogni ora.
• Bambini: 2 compresse 3 volte al giorno, direttamente in bocca.
• Ragazzi: 3 compresse 3 volte al giorno, direttamente in bocca.
• Fase acuta: assumere le rispettive dosi ad intervalli di 1-2 ore, fino al miglioramento.
Curando i denti si cura la salute
Numerose sono le teorie formulate a proposito della etiologia e patogenesi della carie dentaria. Le teorie ESOGENE considerano l’agente eziologico responsabile della patologia cariogena proveniente dall’ambiente (cavità orale) in cui il dente è inserito puntando l’attenzione sui germi identificandoli come acidogeni.
Le teorie ENDOGENE, invece, danno importanza alla suscettibilità dell’ospite considerandola come fattore causale intrinseco favorente l’insorgenza del processo carioso.
STORIA DELLA CARIE EZIOPATOGENESI DELLA CARIE
Definizione
La carie dentale è una malattia infettiva degenerativa ad etiologia multifattoriale, che colpisce i tessuti duri del dente (smalto e dentina) estendendosi dalla superficie in profondità e provocando una loroprogressiva demineralizzazione e proteolisi.
EZIOPATOGENESI DELLA CARIE
Alla demineralizzazione della componente INORGANICA dei tessuti duri dentari (presente in particolare nello smalto), fa seguito la DISSOLUZIONE PROTEOLITICA della componente ORGANICA (presente in particolare nella dentina) ad opera di enzimi batterici che depolimerizzano e degradano le proteine intercellulari(soprattutto collagene).
TEORIA MULTIFATTORIALE
La carie può essere definita come un’affezione ad eziologia multifattoriale che comporta l’esistenza e l’interazione obbligatoria di tre diverse componenti:
1. Dieta ricca di carboidrati fermentabili
2. Suscettibilità dell’ospite
3. Flora batterica acidogena
I primi due vengono inquadrati come fattori causali predisponenti, il terzo come fattore causale determinante.
LA TEORIA MULTIFATTORIALE
1. DIETA RICCA DI CARBOIDRATI
• Peso molecolare
• Stato fisico
• Quantità
• Frequenza di assunzione
LA TEORIA MULTIFATTORIALE
2. SUSCETTIBILITA’ DELL’OSPITE
• Gravidanza
• Stati patologici
• Fattori costituzionali, ecologici, razziali
• Sesso
• Età
• Fattori immunitari
• Igiene orale
PLACCA BATTERICA ACIDOGENA
Per placca batterica si intende un agglomerato di diverse specie batteriche riunite in una matrice organica che occupa lo spazio tra le singole cellule batteriche o tra le microcolonie.
COMPOSIZIONE DELLA PLACCA
Batteri 15%
Cellule epiteliali 0,15%
Leucociti 0,5%
Matrice organica 4%
Acqua 80%
PREVENZIONE
La prevenzione è l’insieme di accorgimenti necessari a prevenire l’insorgenza e la progressione di una patologia.
La carie è una patologia ad eziologia multifattoriale, in cui sono coinvolti vari aspetti, come la struttura degli elementi dentari, la dieta e la flora batterica: sono quindi disponibili diverse possibilità nell’ambito della prevenzione, tra cui sono comprese:
• Fluoroprofilassi topica e sistemica: la sua azione si esplica sia sugli elementi dentari sia sulla flora patogena, come prevenzione primaria e secondaria.
• Igiene orale: l’ecosistema orale varia in funzione della rimozione meccanica della placca.
• Igiene alimentare: la dieta determina la composizione della flora batterica.
• Applicazione di sigillanti: diminuisce le nicchie di colonizzazione.
FLUOROPROFILASSI
In natura il fluoro si ritrova in forma salina nel suolo e in alcuni alimenti (pesce azzurro, the, acqua). Viene assorbito nell’apparato digerente a livello dell’intestino tenue, di qui viene trasportato a livello plasmatico per concentrarsi nelle ossa e negli elementi dentari in via di formazione.
MECCANISMO D’AZIONE
Il fluoro ha effetti sia topici sia sistemici. La disponibilità di fluoro durante la formazione degli elementi dentari fa sì che l’idrossipatite dello smalto diventi fluoropatite, con un meccanismo di scambio ionico: i cristalli di fluoro patite sono meno solubili da parte degli acidi, soprattutto a livello delle superfici lisce dei denti.
La presenza di piccole concentrazioni di fluoro nella saliva esercita anche un’azione topica, utile sugli elementi dentari già erotti, in quanto sia contribuisce alla rimineralizzazione dei tessuti duri sia altera i processi di adesione batterica.
LA FLUOROPROFILASSI SISTEMICA
La somministrazione regolare di fluoro per via sistemica nei primi due anni di vita permette di ridurre l’incidenza della carie del 50%: non bisogna dimenticare che la buona salute degli elementi dentari è importante anche per un’alimentazione ed una crescita corrette, per evitare infezioni ricorrenti e per prevenire importanti problemi psicologici, provocati da un approccio troppo precoce alle terapie odontoiatriche.
AZIONE TOPICA
Il fluoro si può accumulare in diversi siti nel cavo orale, come le superfici dei denti (sotto la forma di cristalli di fluoruro di calcio), i tessuti molli e persino nella placca batterica. Questi ioni sono stabili a pH neutro e vengono rilasciati a pH acido, consentendo di limitare gli effetti di demineralizzazione: l’assunzione di fluoro è pertanto necessaria quotidianamente anche dopo la completa eruzione di tutti gli elementi dentari.
Popolazione mondiale esposta a fluoroprofilassi
Da 4 a 12 anni 1,00 mg al giorno
0,50 mg al giorno, uso dentifrici a basso contenuto fluoro
Da 2 a 4 anni
Da 2 settimane a 2 anni 0,25 mg al giorno
IGIENE ORALE
Lo scopo principale delle tecniche di igiene orale è la rimozione meccanica dei depositi di placca, con diminuizione della carica batterica e disgregazione delle colonie, associata alle eventuali azioni farmacologiche apportate dall’uso di dentifrici medicati.
IGIENE ALIMENTARE
Nei paesi industrializzati la forma di malnutrizione che si riscontra più frequentemente è costituita dall’eccesso nell’alimentazione. Le abitudini dietetiche e gli stili di vita sono rapidamente cambiati negli ultimi decenni, con notevoli ripercussioni sulla salute generale e orale: la dieta ha infatti influenze non solo a livello degli elementi dentari (determinando carie, difetti di sviluppo dello smalto, erosioni e malattia parodontale) ma anche sullo sviluppo cranio-facciale, sul cancro orale e su patologie infettive in generale.
IL DENTIFRICIO
Il dentifricio è un importante complemento alla detersione meccanica eseguita con lo spazzolino: il principale principio attivo che viene aggiunto è il fluoro. Questo elemento è disponibile sia come sale di altri elementi (fluoruro di sodio, monofluorofosfato) sia sotto forma di altri composti, come leamine fluorurate o il fluoruro stannoso.
IGIENE ALIMENTARE
Nell’ambito dell’eziologia multifattoriale della carie, il fattore dietetico che ha la maggiore rilevanza risulta essere il consumo di zuccheri. Gli zuccheri non sono direttamente implicati nella lesione dei tessuti duri degli elementi dentari, ma sono metabolizzati da alcune specie batteriche presenti nel cavo orale attraverso la fermentazione (che produce acidi) e con la produzione della matrice intercellulare della placca.
I fattori che influenzano la carie comprendono:
• Contenuto assoluto e concentrazione degli zuccheri
• Frequenza dell’assunzione
• Tipo di carboidrati consumati
LA SIGILLATURA DEI SOLCHI
I risultati di prevenzione e arresto delle lesioni cariose ottenibili con la fluoroprofilassi sono massimi per le superfici lisce degli elementi dentari ma non altrettanto validi a livello di solchi e fossette sulle superfici occlusali: in queste sedi si sviluppano il 90% delle lesioni cariose durante l’età evolutiva.
Una tecnica altamente efficace per la prevenzione primaria di queste lesioni è la sigillatura dei solchi, cioè l’applicazione di una resina sulla superficie occlusale di un elemento mordenzato, al fine di ottenere una superficie liscia più facilmente accessibile alle manovre meccaniche di igiene orale e sfavorevole per la colonizzazione batterica. Essendo la sua esecuzione indolore è generalmente ben accetta dai piccoli pazienti e può costituire un buon approccio alle terapie odontoiatriche
Indicazioni per esecuzione sigillature
Cariorecettività
Presenza carie
Eruzione completa parziale
Solchi stretti
Solchi detersibili profondi
Morfologia occlusale
CONCLUSIONI
La diminuzione della carie nei paesi industrializzati è avvenuta senza una riduzione del consumo di carboidrati raffinati. Tale decremento è attribuibile principalmente al consumo di prodotti fluorati e anche ad una accresciuta abitudine all’igiene orale individuale.
Educando a corretti comportamenti dietetici, il dentista si occupa della salute orale come di una parte integrante della salute in generale, proponendosi come figura nuova in odontoiatria, vale a dire un professionista non tanto impegnato nel curare le malattie della bocca, bensì un uomo di scienze mediche e sociali che educa i singoli e la comunità e che contribuisce a mantenere e a promuovere la salute orale della popolazione nel suo complesso.
Urgenze in odontoiatria
Intervenire tempestivamente (in caso di disagi come distacchi di attacchi ortodontici o di fili ortodontici che pungono le mucose) o precocemente, per problemi da intercettare e curare al più presto.
L’ortodonzia può rivestire criterio di urgenza, nel senso che può essere opportuno intervenire tempestivamente nel processo di crescita o nell’instaurarsi
di abitudini viziate, e in questi casi si dice che è urgente correggere il processo di crescita oppure che è urgente intervenire sui comportamenti viziati che possono procurare disfunzioni e aggravare il quadro clinico.
Può essere opportuno intervenire tempestivamente in caso di disagi come distacchi di attacchi ortodontici o di fili ortodontici che pungono le mucose. Qualunque sia la situazione clinica che si presenta allo Specialista ci sarà sempre
il tempo per i genitori di prendere una decisione ponderata e consapevole.
Per i disagi relativi a distacchi di attacchi o ad archi ortodontici che vanno a ledere le mucose è importante indirizzare il paziente
allo Specialista o ad un odontoiatria e, nei casi in cui non si hanno punti di riferimento, sul territorio al Servizio Pubblico.
L’agenesia
È un’anomalia di numero che comporta l’assenza congenita di uno o più elementi dentali. Per individuare una agenesia bisogna effettuare una radiografia panoramica e procedere
alla conta dei germi dentari.
Una agenesia può essere causata da traumi, da processi infettivi, da carenze nutrizionali, da patologie endocrine, può essere associata alla Sindrome di Down ed altre patologie
dello sviluppo su base genetica.
Le agenesie singole sono più frequenti nell’incisivo laterale superiore, nel terzo molare inferiore, o nei secondi premolari superiori. Individuata precocemente l’agenesia
è possibile preservare lo stato di salute del dente deciduo e gestire gli spazi in funzione di un equilibrio armonico tra i denti.
La carie dei decidui
La carie è una malattia infettiva multifattoriale degenerativa che colpisce i tessuti duri del dente estendendosi in profondità e provocando
una progressiva demineralizzazione e proteolisi.
Tre sono i fattori principali che possono concorrere allo sviluppo della carie: presenza di streptococco mutans, di lattobacilli e actinomiceti, l’anatomia dei
denti o la loro parziale eruzione o l’affollamento che rendono più difficile la detersione, il flusso salivare, il tipo di saliva e il fluido crevicolare oltre che all’igiene orale e l’alimentazione.
Quando il PH della saliva scende sotto il valore di 5,2 la saliva si impoverisce di calcio e fosfati e questo ambiente favorisce lo sviluppo dei processi cariosi. Più scende il Ph è più i batteri riescono a proliferare.
L’assunzione di farmaci o altre patologie possono favorire un ambiente acido e agevolare lo sviluppo dei processi cariosi. La collaborazione tra Pediatra e Ortodontista in questi casi è fondamentale perché
la tempestività con la quale si portano all’osservazione certe situazioni cliniche (sindromi metaboliche ad esempio) permette di effettuare una adeguata profilassi.
Solitamente la carie non dà
immediata sintomatologia dolorosa. Si può avvertire un fastidio o dolore agli stress termici ma quando il dente inizia a dolere significa che il processo carioso è già in fase avanzata ed è riuscito a raggiungere le strutture organiche
del dente.
L’alimentazione riveste un ruolo importante: educare i bambini ad un ridotto consumo di zuccheri, evitare l’assunzione eccessiva di carboidrati raffinati in favore di frutta e verdura e contestualmente
insegnare e stimolare una corretta e frequente igiene orale è un compito a cui assolve anche lo Specialista in Ortodonzia che prima di essere Specialista è anche odontoiatria e pensa al benessere strutturale di denti e gengive.
Le estrazioni precoci
Alcuni genitori pensano che sia improprio
sottoporre i propri figli a cure odontoiatriche in caso di dentizione decidua, in quanto investimento inutile dato che a breve i denti decidui lasciano il posto alla dentizione permanente.
Lo Specialista in
Ortodonzia evita di sottoporre il bambino a trattamenti superflui perché effettua il bilancio costi-benefici ai fini del benessere per il piccolo paziente. In alcuni casi può essere opportuno intervenire con otturazione a salvaguardia dell’elemento
dentale perché la sua presenza preserva spazi ed equilibrio, in alcuni casi si può evitare l’intervento a causa della mobilità dentale che lascia presumere la perdita a breve ed in altri casi ancora può rendersi necessaria
un’estrazione dell’elemento deciduo cariato, sempre sulla base di un attento bilancio costi-benefici fatto da età, funzione, occlusione, ecc
Le fratture e i traumi
I fattori favorenti possono essere traumi dentali (carie, displasie dello smalto), dentofacciali (incompetenza labiale, morso aperto, prognatismo,
affollamento dentario) o generici (handicap, epilessia, attività sportiva).
I traumi possono essere diretti (quando la noxa potegena agisce direttamente sulle strutture che subiranno la lesione) oppure indiretti
(quando la noxa patogena colpisce violentemente l’arcata mandibolare o mascellare e di conseguenza si verifica la lesione scheletrica o dei denti, o quando un oggetto improprio in bocca a seguito di una caduta può determinare la rottura dell’elemento
dentale).
La direzione, la resilienza alla forma dell’oggetto oltre alla velocità di impatto determinano la gravità del traumatismo dentale. I picchi di maggiore frequenza sono tra 1 e 3 anni per
la dentizione decidua e tra 8 e 11 anni per la dentatura permanente.
Spesso i traumi comportano lussazioni e/o sublussazioni. Sia per la dentizione decidua che per quella permanente i centrali superiori sono i denti
maggiormente coinvolti nel trauma e circa il 10% dei traumi sono imputabili alla pratica sportiva.
La classificazione dei traumi dentali va da lussazione traumatica parziale o totale del dente a parodontite traumatica
dei tessuti molli fino alla frattura dentaria.
La lussazione comporta: dolore spontaneo o alla palpazione, tumefazione delle parti molli, mobilità di grado variabile, impotenza funzionale. Nei piccoli pazienti
può esserci anche uno spostamento vestibolare o linguale o mesiale o distale con intrusione dell’elemento in caso di sublussazione.
Recandosi entro 30 minuti con l’elemento lussato custodito nel
liquido è possibile che il professionista tenti un reimpianto immediato.
Le fratture possono essere coronali (orizzontali o oblique) e radicolari (apicali medie o cervicali) e possono portare a necrosi pulpare.
Nelle fratture coronali, conservando il frammento dentale in ambiente umido è possibile che si riutilizzi con tecnica adesiva.
Perché, quando e come
prendersi cura del bambino in dentizione di latte ?
" Attendere l'età di 6 anni per il primo bilancio di salute orale è un grave ERRORE che molti di noi commettono " per convenzione"…..
È a 3 anni - quando il bambino ha tutta la sua dentizione di latte - che bisognerà valutare il rischio carie, le eventuali disfunzioni di crescita dei mascellari, perché è in dentizione decidua che si instaura e si modella la respirazione nasale, la deglutizione adulta, la masticazione sulle quali si fonda la crescita della base del cranio. ATTENDERE sarà una PERDITA DI CHANCE per il bambino-adulto futuro.
Perché
Il paradosso dell'odontoiatria….. La parola prevenzione, che fa parte della terminologia più ricorrente in medicina, è una delle parole-chiave della medicina moderna. Tutti noi troviamo normale e naturale che la "medicina" abbia messo in atto lo screening precoce delle alterazioni funzionali del bambino come per esempio l'individuazione, appena dopo la nascita, dei problemi alle anche, anche se poi il bambino camminerà un anno dopo … Al contrario "l'odontoiatria" è presa in considerazione non prima dei 6 anni di età (ossia 4 anni dopo il completamento della prima dentizione) quando il bambino dovrebbe aver già sviluppato una funzione masticante normale ed efficace. Quindi è del tutto ignorato e sottovalutato il periodo della dentizione di latte che è invece basilare per lo sviluppo generale del bambino, della sua bocca e dell'organizzazione della successiva dentizione permanente.
Strategie di prevenzione della carie dentale " a 3 anni, si raccomanda una visita odontoiatrica. Deve essere l‟occasione di valutare il rischio di carie nel bambino; di mettere a punto il bilancio di apporto del fluoro, di prendere informazioni sulla salute orale della famiglia.." (Has, Alta Autorità della Salute, Francia)
Screening ortodontico in dentatura decidua/in dentatura mista "…7 bambini su 10 hanno già problemi di crescita prima dei 3 anni ed il 50% deve essere preso attendere… " Prof. M. Limme (Università di Liegi, Belgio)
2 - 5 anni: Infant trainer - Dispositivo in silicone studiato per guidare lo sviluppo facciale e mandibolare
Intant Trainer si propone come sostituto del ciuccio di cui conserva tutti i vantaggi ma non le conseguenze negative, ad evitare l’insorgere di cattive abitudini come mangiare le unghie, succhiare il pollice (molti bambini tra i 2 e i 5 anni succhiano il dito con possibili deformazionidel palato).
Quotidianamente dentisti e pediatri possono constatare i problemi derivanti da queste cattive abitudini. Infant trainer previene l’instaurarsi di abitudini miofunzional errate abituando il bambino a respirare col naso, a deglutire correttamente e a mantenere la lingua nella sua posizione naturale verso il palato. Air Spring stimolazione attiva sui muscoli del viso in crescita Lamella linguale che abitua alla posizione naturale della lingua e ad una corretta deglutizione. Scudi paralingua che eliminano l’abitudine di succhiare il pollice ed evitano la spinta linguale. E’ un valido strumento di esercizio attivo che incoraggia il bambino alla masticazione corretta, previene in alcuni casi un futuro ricorso al trattamento ortodontico oppure renderlo più semplice, con un risultato finale migliore e più stabile nel tempo. E’ un dispositivo pronto all’uso disponibile in misura unica che favorisce i pazienti in dentizione primaria, abitua a masticare correttamente e controlla i muscoli della mascella.
Importante:Infant Trainer favorisce la respirazione col naso ed abitua il paziente a deglutire correttamente e a tenere la lingua nella corretta posizione. La ricerca ci insegna chiaramente che il corretto sviluppo del viso, della mascella e la crescita dei denti dipendono da questi fattori.
10-20 minuti per due volte al giorno saranno inizialmente sufficienti a determinare un effetto positivo sui muscoli, abituando a respirare e deglutire correttamente, con l’obbiettivo poi di utilizzarlo almeno per due ore al giorno e tutta la notte.
Trauma dei denti
COS'È
Il trauma dentale è un evento molto frequente che può riguardare sia bambini in
età pre-scolare (dentizione decidua, i cosiddetti denti da latte), che ragazzi in età scolare (in dentizione mista o definitiva). Uno studio condotto in Europa ha dimostrato che il 15% dei bambini in età prescolare e il 20-25%
di quelli in età scolare ha subito un trauma dentale.
TIPI DI TRAUMA
- traumi ai tessuti duri del dente (smalto, dentina, cemento) con o senza interessamento della polpa;
- traumi ai tessuti di sostegno del dente (tessuto osseo, legamento, gengiva).
COSA FARE IN CASO DI INCIDENTE
L'evento traumatico è, per il bambino che lo subisce e per
l'adulto che gli è vicino, un episodio drammatico, che necessita di un intervento il più tempestivo possibile. È considerata un'urgenza reale, perché spesso, tanto più tempestivo è l'intervento, tanto maggiori
sono le possibilità di risolvere il problema. Il bambino va tranquillizzato: spesso la preoccupazione del genitore traumatizza il bambino più dello stesso incidente.
SE IL TRAUMA INTERESSA LA DENTIZIONE DECIDUA (DENTI DA LATTE)
In questo tipo di trauma, oltre al dente coinvolto, può essere stato danneggiato anche il dente permanente che si sta formando al di sotto del dente da latte. In questo caso, l'intervento è mirato a ridurre al minimo le possibili complicanze sul dente definitivo. A carico del dentino da latte interessato si procederà semplicemente, ove necessario, a lucidare eventuali bordi taglienti per evitare lacerazioni del labbro e si procederà a controlli periodici per escludere necrosi tardive (il dentino si scurisce e può comparire una bollicina sulla mucosa sovrastante il dente). In caso di necrosi si interviene con le terapie odontoiatriche opportune o con l'estrazione del dente. Se il trauma causa lo spostamento del dente deciduo dalla sua posizione d'origine si attende un riposizionamento naturale. Analogamente, in caso di avulsione (perdita completa) del dente deciduo non si effettua il reimpianto per il rischio di danneggiare il dente permanente sottostante. Se il trauma fa penetrare il dente deciduo nella gengiva, la radice del dente può danneggiare il dente permenete che sta formandosi. I danni più frequenti sono: ipoplasie dello smalto, arresto dello sviluppo del dente permanente o una sua alterazione morfologica della corona e/o della radice (dilacerazione). Tali anomalie si manifesteranno in fase di eruzione fisiologica del dente permanente.
COSA FARE SE IL TRAUMA INTERESSA I DENTI PERMANENTI
Se l'elemento si è spezzato, cercare il frammento e conservarlo in soluzione fisiologica, latte o saliva; riattaccare il frammento è spesso la terapia più efficace. Se il dente ha perso la sua vitalità andrà eseguita una terapia canalare.Se il dente è fuoriuscito completamente dalla sua sede (avulsione), bisogna conservarlo in soluzione acquosa (fisiologica, latte o saliva) senza detergerlo per non alterare le fibre parodontali e contattare immediatamente l'ambulatorio odontoiatrico. Nel caso di avulsioni complete, infatti, il reimpianto del dente entro le due ore può avere buone possibilità di successo. Il dente traumatizzato va tenuto sotto controllo per un lungo periodo di tempo al fine di monitorare eventuali danni tardivi che, se individuati tempestivamente, possono essere limitati nella loro gravità.
Ortodonzia per il Pediatra: le principali malocclusioni
Una visita pediatrica dovrebbe comprendere sempre una valutazione dello stato della salute orale del bambino. E' indispensabile che il pediatra sappia riconoscere le patologie orali più frequenti.
Una visita pediatrica dovrebbe comprendere sempre una valutazione dello stato della salute orale del bambino ed è indispensabile che il Pediatra sappia riconoscere le patologie orali più frequenti. Al Pediatra di famiglia spettano "le cure primarie" e di fatto ogni bambino ha il suo Specialista, che lo conosce, lo segue con continuità e protegge la sua salute attraverso la prevenzione, la diagnosi e la cura delle malattie, demandando ad altri Specialisti la cura di problemi al di fuori della propria specifica competenza.
Al fine di informare e di “formare” si rende necessario, quindi, un continuo scambio di informazioni tra i Pediatri e gli altri Specialisti, utile a costruire una "squadra" ben organizzata nell’interesse del piccolo paziente.
Nell'ambito specifico della protezione della salute orale e della tutela di una armoniosa crescita facciale, tutto questo si può ottenere quando vi è stretta collaborazione tra i Pediatri da un lato
e gli Ortodontisti e gli Odontoiatri infantili dall'altro.
Questo ambizioso progetto multidisciplinare si propone quindi di affrontare una questione importante, che non si limita soltanto alla salvaguardia di
gengive e denti sani, ma che si prefigge anche la precoce individuazione di anomalie scheletriche ed occlusali, spesso individuabili fin dagli anni dello sviluppo in dentizione decidua. Altrettanto importante seguirne
l’evoluzione – a volte la tardiva comparsa – durante la fase della dentatura mista e di quella permanente.
Tutto ciò rende indispensabile che il Pediatra, primo tra gli operatori sanitari
dedicati al bambino, abbia i corretti aggiornamenti ed i training utili a riconoscere ed affrontare le patologie orali più frequenti e sia messo in grado di consigliare ed indirizzare efficaci interventi di prevenzione.
A questo scopo l’ASIO, Associazione Specialisti Italiani in Ortodonzia, che da anni propone periodici aggiornamenti tematici, torna oggi ad arricchire attraverso
ulteriori casi clinici riguardanti ogni principale malocclusione, espressi in nuove schede di rapida consultazione qui scaricabili, le informazioni ad oggi già
fornite ai Pediatri stessi.