Sindrome della morte improvvisa in culla

Per sindrome della morte improvvisa in culla s’intende ogni morte improvvisa del lattante, che giunga inaspettata e nella quale ogni ricerca postmortem non riesca a dimostrare una causa evidente di morte.

Considerando che la prima causa di morte nel 1°anno è rappresentata dalle malformazioni congenite, la morte improvvisa in culla (SIDS) rappresenta nei paesi occidentali la 2° causa di morte. 

La SIDS di rado si presenta nella prima settimana di vita; la maggior parte delle morti si manifesta tra la fine del primo mese e la fine del quinto mese di vita, con la punta massima a 3 mesi. 
Il mese di gennaio è quello durante il quale è maggiore la concentrazione di SIDS: valori superiori di circa il doppio rispetto a luglio. 
La morte avviene durante il sonno, senza pianto né sintomi premonitori.
In una situazione nella quale nessun intervento terapeutico può essere previsto, l’attenzione dei ricercatori si è focalizzata sui fattori di rischio, come elementi essenziali nella prevenzione.

Le varie situazioni favorenti sono state suddivise in: 
  • fattori di rischio biologico, cioè intrinseci (storia familiare di SIDS, crisi di apnea nei primi mesi, prematurità, deficiente controllo del tronco sul risveglio, sulle risposte ventilatorie, sul cuore, sulla regolazione della temperatura);
  • fattori di rischio epidemiologico, cioè ambientali, che vengono suddivisi in prenatali, neonatali, postnatali. I più importanti fattori ambientali postnatali favorenti la SIDS sono: alimentazione artificiale, temperatura ambiente elevata, fumo passivo, materassi e cuscini morbidi, posizione prona nel sonno (aumenta di tre volte il rischio SIDS), non uso del succhiotto, uso di fasce intorno al corpo del lattante.

Traumi

Le ossa del cranio sono spesse e dure per proteggere il cervello che è anche circondato da alcuni strati di tessuto (meningi) contenenti il liquido cerebrospinale: la maggior parte degli urti che coinvolgono la testa è quindi attutita e non provoca danni al cervello, organo assai delicato che presiede la maggior parte delle funzioni vitali.

Trauma cranico è un termine generale che indica qualsiasi azione lesiva ai danni del cranio e del cervello in esso contenuto. Può presentarsi con ferite del cuoio capelluto, ematomi esterni, frattura delle ossa craniche, scuotimento o lesioni del cervello, emorragie interne alla scatola cranica.

I traumi alla testa che non hanno conseguenze sul cervello sono considerati traumi cranici lievi o leggeri. 

Il trauma grave è responsabile in Italia del 15-20% di tutti i decessi nell’età infantile.

 

Cosa Osservare

È importante riportare sempre la dinamica dell’accaduto e saper riferire se c’è stata perdita di coscienza, se si sono manifestati tremori o convulsioni. Osservare la qualità del pianto nel bambino e, nel caso si tratti di neonato, il rigonfiarsi della fontanella cranica anteriore. 

Eventuali emorragie abbondanti non indicano necessariamente un grave trauma, perché il cuoio capelluto è molto ricco di vasi sanguigni. Viceversa, vi possono essere traumi gravi senza lacerazioni manifeste o perdite di sangue. 

Osservare le pupille: normalmente hanno lo stesso diametro e si restringono alla luce. La dilatazione fissa che non reagisce allo stimolo luminoso (pila) o la differente dimensione delle pupille vanno segnalate durante la chiamata di soccorso.

 

 

Cosa Fare

Valutare lo stato di coscienza e le condizioni generali del bambino. 

In caso di perdita di coscienza o in presenza dei sintomi indicati nella sezione “Quando chiamare il 112/118”, attivare immediatamente i soccorsi. Negli altri casi tenere il bimbo o il neonato a riposo. Applicare qualcosa di freddo nella zona interessata per ridurre il gonfiore esterno e il dolore. 

Controllare nelle ore successive al trauma lo stato di coscienza per rilevare rapidamente eventuali complicanze. Se è presente una ferita, medicare seguendo le indicazioni.

Cosa Non Fare

Non mobilizzare un bambino che ha battuto con violenza la testa, il collo o la schiena perché eventuali lesioni vertebrali, con lo spostamento, potrebbero far subentrare ulteriori danni.

 

Quando Chiamare i Soccorsi

I Pediatri del Pronto Soccorso segnalano che i bambini con traumi vengono trasportati quasi sempre in ospedale dai parenti, con il rischio che movimenti non corretti possano procurare ulteriori danni. Si consiglia quindi, per i traumi più gravi, di chiamare il servizio di emergenza 112/118, utilissimo sia per orientare i primi soccorritori a eseguire le manovre corrette, sia per l’invio di un mezzo di soccorso con equipaggio adeguato, in grado di trattare con competenza la situazione e provvedere all’eventuale trasferimento del bambino verso l’ospedale più attrezzato per l’evenienza.

Chiamare il 112/118 se:

  • lo stato di coscienza è alterato (ad esempio c’è perdita di coscienza per più di un minuto);
  • il trauma è stato violento (ad esempio negli incidenti stradali) o l’altezza dal piano di caduta è maggiore di un metro, o la superficie su cui il bimbo è caduto è dura (cemento, linoleum, legno);
  • si è formato un ematoma del cuoio capelluto, specie se in sede laterale del capo;
  • il bambino è fortemente irritabile;
  • presenta successivi episodi di vomito;
  • compaiono convulsioni;
  • si è trattato di un trauma senza testimoni, ma con la possibilità che la caduta sia di entità importante (ad esempio se si è sentito un tonfo e si è trovato il bambino ai piedi delle scale);
  • c’è una perdita abbondante di sangue dal naso, dalla bocca o dalle orecchie.

Cosa fare in attesa dell’arrivo dell’ambulanza:

  • se il bambino è privo di coscienza o stordito o se è presente una qualsiasi paralisi, non muoverlo assolutamente, mettere le mani su entrambi i lati del suo capo e tenerlo nella posizione in cui è stato trovato;
  • se vomita, girarlo sul fianco tenendogli il collo e il capo immobili;
  • se è cosciente, rassicurarlo e tenerlo il più calmo possibile;
  • se ha delle convulsioni, tenergli libere le vie aeree.

Quando Recarsi al Pronto Soccorso

Se il pediatra non è immediatamente raggiungibile e il bimbo presenta, subito o nelle ore successive al trauma, sonnolenza, difficoltà a essere risvegliato, mal di testa persistente o vomito non preceduto da nausea.

 

Quando Rivolgersi al Pediatra di Famiglia o alla Guardia Medica

Se immediatamente raggiungibile, chiamare il pediatra qualora il bimbo, subito o nelle ore successive al trauma, presenti sonnolenza, difficoltà a essere risvegliato, mal di testa persistente o vomito non preceduto da nausea. Anche nel caso di un trauma apparentemente non grave è bene contattare il pediatra.

 

Note

Le possibili variabili della dinamica di un trauma cranico in un bambino piccolo sono tali e tante che risulta assai difficile insegnare ai genitori quando sia il caso di chiamare soccorso: infatti traumi apparentemente modesti possono avere conseguenze più gravi di altri e questo in relazione, ad esempio, alla sede del trauma, oppure al tipo di superficie contro cui il bambino picchia la testa.

Da ricordare comunque che più piccolo è il bambino, maggiore è il rischio di complicazioni.