Logopedia

La logopedia (dalle parole greche logos "discorso" e paideia "educazione") è una branca della medicina che si occupa della cura, della riabilitazione e della prevenzione delle patologie della voce, del linguaggio scritto e orale e della comunicazione in età evolutiva, adulta e geriatrica. Inoltre, si occupa di tutti quei disturbi cognitivi che hanno a che fare con la comunicazione, come la memoria e l'apprendimento, e più in generale delle funzioni corticali superiori.

Figura del logopedista

I logopedisti elaborano, anche in équipe multidisciplinare, il bilancio logopedico volto all'individuazione ed al superamento del bisogno di salute del paziente; praticano autonomamente attività terapeutica per la rieducazione funzionale delle disabilità comunicative e cognitive, utilizzando terapie logopediche di abilitazione e riabilitazione della comunicazione e del linguaggio, verbali e non verbali; propongono l'adozione di ausili, ne addestrano all'uso e ne verificano l'efficacia; svolgono attività di studio, didattica e consulenza professionale, nei servizi sanitari ed in quelli dove si richiedono le loro competenze professionali; verificano le rispondenze della metodologia riabilitativa attuata agli obiettivi di recupero funzionale; svolgono la loro attività professionale in strutture sanitarie, pubbliche o private, in regime di dipendenza o libero professionale.

Patologie d'interesse logopedico

Deglutizione atipica

Durante il corso della giornata ognuno di noi compie, spesso in modo inconsapevole, migliaia di atti deglutitori per deglutire la saliva che si forma in bocca e i cibi che mangiamo. Durante i primi anni della vita del bambino la deglutizione attraversa diverse fasi di sviluppo che portano alla trasformazione della deglutizione da «infantile» a «adulta» in genere entro i sette-otto anni.

La deglutizione adulta è caratterizzata dal movimento di spinta anteroposteriore con cui la lingua spinge il cibo contro il palato e poi in gola, se oltre il periodo considerato fisiologico (5 – 7 anni di età) la deglutizione non segue le caratteristiche dell'adulto ma permane una modello di deglutizione infantile, caratterizzato cioè dalla presenza di una spinta o un'interposizione della lingua tra le arcate dentali, si parla di deglutizione atipica infantile.

Le cause sono diverse:

• Uso protratto del biberon o del ciuccio (dopo i … anni i bambini dovrebbero aver smesso usare ciuccio e biberon);
Abitudini viziate come mangiarsi le unghie e succhiarsi il dito;
Respirazione orale (inspirando ed espirando l'aria dalla bocca) che può essere secondaria ad affezioni del cavo nasale, come riniti ricorrenti o croniche, sinusiti, ipertrofia delle adenoidi o dei turbinati che portano il bambino respirare con la bocca aperta;
• Alterazioni anatomiche locali (macroglossia, frenulo lingule corto, … )anomalie posturali (di lingua e mandibola o di capo-tronco-bacino).

• Fattori ereditari.

Segni caratteristici:

• La lingua, che nel modello di deglutizione adulta spinge contro il palato duro, spinge invece contro o tra i denti, in posizione anteriore o posteriore monolaterale o bilaterale;
• I muscoli masticatori sono spesso ipotonici perché non sono usati completamente per portare i denti delle due arcate a contatto tra loro;
Eccesiva contrazione della muscolatura facciale, soprattutto il muscolo del mento e delle labbra, durante l'atto deglutitorio;
• Nella posizione a riposo le labbra tendono ad essere ipotoniche e la bocca aperta;
• Talvolta anche la produzione di alcuni fonemi può risultare alterata a causa della scorretta posizione assunta dalla lingua nel parlare, come nel deglutire
• Il bambino può presentare morso aperto, ovvero l'assenza di contatto tra l'arcata dentale superiore e quella inferiore durante l'occlusione. I denti possono inoltre essere inclinati verso l'esterno a causa della spinta della lingua durante la deglutizione.

La terapia di elezione per questa problematica è la terapia miofunzionale, il cui obiettivo è ripristinare uno squilibrio muscolare. La terapia miofunzionale serve quindi :

  • a correggere le abitudini viziate;
  • a favorire un corretto sviluppo muscolare;
  • ad aiutare il trattamento ortodontico;
  • a correggere ed evitare disordini articolatori del linguaggio;
  • a preparare al trattamento ortodontico;
  • a correggere dolori miofacciali;
  • a diminuire il bruxismo;
  • a migliorare l’estetica facciale.

La terapia miofunzionale logopedica può iniziare a qualsiasi età. Per i bambini di 3/4 anni lo scopo è abbandonare o eliminare i vizi di succhiamento, derivati dall’allattamento o dall’uso di biberon e ciucci. Per i bambini più grandi, di 7/8 anni possono ricevere già una terapia completa che consenta di correggere tutte le problematiche rilevate dalla logopedista.

Durante il trattamento logopedico bisognerà cercare di rendere volontari i movimenti, normalmente involontari, dei muscoli coinvolti nella deglutizione per impostare e allenare quelli corretti attraverso esercizi proposti dalla logopedista di volta in volta.
Questi esercizi dovranno poi essere ripetuti a casa dal bambino e, se il bambino è costante, nel giro di due o tre mesi avrà acquisito un modello deglutitorio corretto e saprà utilizzarlo per mangiare qualsiasi tipo di cibo.

I disturbi del linguaggio

COSA SONO

I disturbi di linguaggio rappresentano i disturbi neuropsichici più frequenti tra i 2 e i 6 anni. Si tratta di situazioni cliniche molto eterogenee, in cui le difficoltà linguistiche possono manifestarsi isolatamente oppure in associazione con altre condizioni patologiche come deficit neuromotori, sensoriali, cognitivi e relazionali.
 

SVILUPPO DEL LINGUAGGIO

Lo sviluppo del linguaggio è caratterizzato da una grande variabilità interindividuale, dovuta sia ad alterazioni biologiche del soggetto, sia a fattori ambientali (minore o maggiore stimolazione in ambito familiare, inserimento precoce a scuola, presenza di fratelli o sorelle).

Generalmente intorno ai 24 mesi il bambino possiede già un vocabolario di circa 100 parole e inizia a formare le prime frasi (combinazioni di due parole, spesso associate a un gesto indicativo o simbolico).

Intorno ai 30 mesi di età avviene la vera esplosione del linguaggio, in particolare del vocabolario: il numero di parole prodotte dal bambino aumenta in breve tempo e il bambino inizia a produrre frasi di tre o più parole. 

QUANDO E COME SI MANIFESTA

L'età di tre anni costituisce una sorta di spartiacque tra i bambini cosiddetti "parlatori tardivi" e i bambini con un probabile disturbo del linguaggio. La presenza di una produzione di parole ancora non adeguata secondo i parametri dello sviluppo tipico dovrà necessariamente essere valutata da un'attenta visita medica specialistica

Bisogna considerare i seguenti campanelli d'allarme:
- a 12 mesi, se il bambino mostra difficoltà di comprensione del linguaggio.
- a 24 mesi se il bambino produce meno di 10 parole e ha difficoltà di comprensione.
- a 30 mesi se produce meno di 50 parole e non inizia a combinare insieme due parole, per esempio: "voglio palla!" e ha difficoltà di comprensione.

LA DIAGNOSI

La consultazione di un Centro Specializzato per la cura dei disturbi del linguaggio aiuterà ad inquadrare ed affrontare un problema che non va sottovalutato in quanto può condizionare fortemente la vita di relazione e l'apprendimento scolastico del bambino.

La diagnosi di Disturbo di Linguaggio viene condotta da un'equipe multidisciplinare costituita da Neuropsichiatra, Psicologo e Logopedista. I professionisti raccoglieranno in un primo momento informazioni sullo sviluppo psicomotorio, linguistico e comunicativo del bambino. In una fase successiva verranno proposti al bambino alcuni test strutturati. Una corretta valutazione dello sviluppo linguaggio prevede in prima battuta una valutazione strutturata dello sviluppo psicomotorio del bambino, per accertare che il ritardo del linguaggio non sia secondario ad un ritardo complessivo dello sviluppo. In un secondo momento sarà necessario effettuare una valutazione delle differenti componenti linguistiche quali forma, funzione e contenuto, che si svolge attraverso questionari standardizzati o compiti con immagini o oggetti da denominare o indicare

TRATTAMENTO

Il trattamento riabilitativo consigliato in caso di disturbi del linguaggio è di sicuro la Logopedia, che può essere erogata sia in forma individuale che in piccolo gruppo. In caso di adeguate competenze di comprensione si può attendere fino ai 36 mesi per intraprenderla, diversamente va valutata un'eventuale presa in carico precoce.

Sempre più frequentemente, alla terapia logopedica diretta vengono affiancati interventi indiretti, molto indicati soprattutto prima dei 36 mesi di vita del bambino. Un modello di intervento indiretto è il Parent Training in cui i genitori diventano protagonisti attivi dell'intervento riabilitativo del proprio bambino, grazie alle strategie psicoeducative fornite dallo specialista.

QUALE È IL COMPORTAMENTO PIÙ ADATTO

Nei disturbi del linguaggio i genitori possono utilizzare alcune strategie educative che hanno lo scopo di favorire uno sviluppo più adeguato sia delle competenze di comprensione che di produzione. È utile promuovere interazioni sociali il più possibile adeguate alle competenze comunicative del bambino e promuovere la sua iniziativa sociale. In un gioco condiviso il genitore potrebbe fornire stimoli linguistici associati agli oggetti utilizzati o alle azioni che si svolgono (nominare gli oggetti o commentare in diretta quello che accade), così da favorirne l'assimilazione. 

L'adulto deve porsi all'interno dell'interazione come un osservatore sensibile e responsivo, in grado di attendere la risposta del bambino, senza sovrastare e/o anticipare il bambino. Il bambino viene così riconosciuto come partner della conversazione reciproca. È importante inoltre riconoscere, accogliere ed interpretare tutti i comportamenti comunicativi del bambino, verbali e non verbali. Un'altra strategia può essere quella di semplificare il linguaggio diretto al bambino

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